Guinea Equatoriale: un esempio di come funziona un narco-Stato africano
Teodorin Nguema Obiang Mangue,
vicepresidente della Guinea Equatoriale a processo per corruzione e riciclaggio
in Francia, USA e Spagna, in una delle sue sfarzose proprietà a Malabo. Guinea
Equatoriale, 15 settembre 2016. Instagram | @teddynguema
I legami tra i governi o le
pubbliche amministrazioni e i traffici illeciti non sono una novità nel
panorama internazionale: cambiano nel tempo, si intensificano o si
affievoliscono, mutano per non mutare mai in perfetto stile Gattopardo,
garantiscono guadagni illeciti a pochi e fiumi di merci illecite a tutti gli
altri.
Basti pensare al traffico di
droga: la Birmania è stata per anni un vero e proprio prototipo
di narco-Stato, con cui i trafficanti dividevano una parte sostanziale dei
guadagni derivanti dalla produzione e dal traffico di oppio ed eroina, lo è
stato (e in parte lo è ancora) l'Afghanistan, lo sono
stati la Colombia e il Perù. Circa un anno fa due nipoti
acquisiti del presidente del Venezuela Nicolas Maduro sono stati arrestati alle Bahamas ed estradati negli Stati Uniti per
traffico internazionale di cocaina - secondo l'accusa i proventi di
questo business avrebbero in parte finanziato la campagna elettorale di Maduro
e il Partido Socialista del Venezuela - ma emblematico è anche il caso della Guinea
Bissau, per anni definito “il prototipo del narco-Stato”. Dopo la
guerra civile l'ex-colonia portoghese in Africa nord-occidentale ha visto il
susseguirsi di colpi di stato violenti e sanguinosi, che ne hanno devastato il
tessuto economico-produttivo e reso il Paese un porto franco sicuro per i
trafficanti di droga internazionali, che con pochi soldi potevano stoccare nei
porti e nell'entroterra del paese tonnellate di cocaina proveniente dal
Sudamerica, eroina proveniente dall'Asia e derivati della cannabis provenienti
dal Marocco. Un vero paradiso del narcotraffico.
Ma non sempre è la devastazione a
garantire opportunità per i trafficanti. Spesso queste opportunità, anzi
sempre più spesso, si trovano nei Paesi cosiddetti “stabili”, dove il
rischio di scontri a fuoco è quasi nullo e dove i governi sono compiacenti, a
maggior ragione quando sono disposti ad aprire le tasche per arraffare mazzette
di narco-dollari. La Guinea Equatoriale, piccola enclave di 600.000 abitanti
tra Camerun e Gabon, sul golfo di Guinea, ne è l'esempio principe:
governata dal 1979 dal presidente-sovrano Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, il
leader africano più longevo - al potere dal 1979 - tra i più spietati
nell'usare il ferro e il fuoco della repressione contro il suo popolo, alla
guida di uno delle cleptocrazie più corrotte al mondo, le prime elezioni si
sono svolte solo nel 1993. Poco prima della chiamata alle urne il dittatore
firmò un decreto con il quale deponeva l'ambasciatore guineano in Spagna, Bruno
Ondo Esono: sua moglie Anita, tra l'altro cugina del capo di Stato, era stata
trovata in possesso di 32 chili di cocaina. Fermata in un aeroporto in
Brasile, dove avrebbe dovuto prendere un volo per la Nigeria, la valigia della
signora Anita è stata trovata piena di polvere bianca, uno scandalo che fece
saltare anche la testa del primo segretario e dell'addetto stampa
dell'ambasciata guineana a Madrid.
La squadra diplomatica inviata in
Spagna da Malabo, si scoprì, era in effetti un team di appoggio in Europa per
il narcotraffico internazionale: sfruttando
l'immunità diplomatica e le vie preferenziali negli aeroporti, nei porti e
lungo le frontiere, la missione diplomatica della Guinea Equatoriale era
parte di una vasta rete internazionale al cui vertice, secondo il fu autorevole l'Osservatorio
Geopolitico sulle Droghe, che ha terminato le attività da tempo e la cui sede
era a Parigi, c'era il fratello minore del presidente Obiang, Armengol Ondo
Nguema. Secondo le autorità spagnole quella partita di droga sarebbe dovuta
arrivare in Nigeria e da qui sarebbe stata trasferita in Gabon via nave o via
aerea e da qui, nuovamente, spostata su imbarcazioni leggere nelle varie isole
della Guinea Equatoriale, caricata settimanalmente sui voli Iberia per Madrid e
infine distribuita in tutta Europa.
Oggi Armengol Ondo Nguema è a capo
della sicurezza nazionale, considerato tra gli uomini più influenti del regime
e attore importante della guerra interna al potere per stabilire il successore
del fratello, una guerra che ha come protagonista il figlio di quest'ultimo
Teodorin Nguema Obiang. L'8 ottobre 1990 Jesus Ela Abeme, all'epoca
ambasciatore della Guinea Equatoriale in Francia, è stato arrestato per
traffico di eroina all'aeroporto Santa Isabel di Malabo. Con lui viaggiava
la moglie, che trasportava una borsa contenente 15 milioni di franchi CFA,
l'equivalente oggi di 50.000 euro circa. Nel 1991 un addetto militare di alto livello
di stanza in Nigeria, David Eyama Angüe Osa, fu arrestato con un carico
di 30 chili di cocaina camuffata all'interno di alcune batterie per auto
caricate su un aereo cargo della compagnia brasiliana Varig: il presidente
Obiang mandò suo figlio Teodorin a negoziare con le autorità antidroga
nigeriane, le quali insinuavano che l'addetto militare lavorasse direttamente
per la presidenza guineana. Nel 1997 l'ex-ministro dell'informazione Santos
Pascual Bikomo è stato arrestato a Madrid con 14 chili di eroina in valigia,
probabilmente prodotta in Pakistan, ed ha scontato 9 anni di carcere in Spagna.
Nel 2004 Global Witness ha pubblicato un rapporto nel quale ha descritto il sistema di corruzione
dell'oligarchia alla guida del paese e evidenziato i collegamenti del regime
con il traffico di droga internazionale: almeno 10 esponenti di alto livello
del regime, che viaggiavano con passaporto diplomatico, sono stati arrestati
per reati connessi al traffico di droga dalla fine degli anni Ottanta ai primi
anni Duemila.
In generale l'andazzo è sempre
stato uguale a se stesso e i dirigenti statali degli affari esteri condannati
per traffico di droga in Spagna, alle Canarie o in Nigeria e poi espulsi sono
sempre stati successivamente promossi dal presidente Obiang: “L'ex
procuratore generale della Repubblica di Guinea Equatoriale Carlos Mangue
Elunku secondo la stampa spagnola è stato detenuto per reati di droga in Spagna
una prima volta nel 1980 e ancora nel 1996. Lucas Nguema Esono, detto “Lukito”,
ex-segretario del partito al potere che sostiene il presidente Obiang, è stato
espulso dalla Spagna nel 1988 [quando era primo segretario dell'ambasciata,
nda] dopo aver cercato di entrare in possesso di una valigia con 340 grammi di
eroina e 18 chili di marijuana” dichiarò Alain Labrousse, ex-capo
dell'Osservatorio Geopolitico sulle Droghe, di fronte al Parlamento canadese,
che indagava sulla corruzione e i traffici illeciti dei diplomatici del Paese
africano. Lo ricorda la Open Society Foundation.
Lukito fu successivamente assegnato
all'ambasciata a Madrid, avendo garanzie derivanti
dall'immunità diplomatica, e poi nominato Ministro dell'Educazione e
dell'Università: poco meno di un paio d'anni fa è stato protagonista della repressione durissima contro le proteste degli
studenti guineani, molti dei quali arrestati e torturati, che chiedevano di non
aumentare le tasse universitarie.
Il 1 ottobre 2015 il vicepresidente
della Guinea Equatoriale Teodorin Nguema Obiang Mangue, figlio del
presidente ed erede al trono, ha parlato di fronte all'Assemblea generale
dell'ONU facendo le veci del capo di Stato e indicando il traffico di droga
come un problema per la sicurezza internazionale: Nguema Obiang è anche
protagonista dell'ultimo rapporto di Trasparency International, che lo descrive
come uno dei quindici casi al mondo di corruzione più
clamorosi, e il 2 gennaio 2017 affronterà da contumace un
processo a Parigi per corruzione, appropriazione indebita e riciclaggio di
denaro. Un processo simile, anche se mai approdato in
un'aula di tribunale ma fermatosi con un patteggiamento in sede istruttoria, lo
ha subito negli Stati Uniti, dove un giudice federale lo ha descritto anche
come “contrabbandiere di cocaina” ed un terzo procedimento, che lo vede
tra gli indagati con altri membri della sua famiglia, sta per aprirsi a Madrid.
Nguema Obiang è noto per la vita dissoluta e la scarsa confidenza con il
potere, che è per lui più uno strumento per garantirsi un bancomat illimitato e
una impunità quasi regale, o forse divina, che qualcosa da amministrare: il suo
ex-maggiordomo in Francia, dove utilizzava l'immobile dell'ambasciata come se
fosse sua proprietà privata (e in effetti lo era), interrogato dagli
investigatori francesi ha descritto con tre parole la vita del rampollo Obiang
a Parigi: “Alcol, prostitute e cocaina”.
Secondo fonti di IBTimes Italia
ancora oggi la Guinea Equatoriale è un narco-stato perfettamente operativo,
oltre che una cleptocrazia dove al potere c'è un sol uomo, vertice
dell'oligarchia familiare-tribale che ha egli stesso costruito: il Paese
sarebbe infatti un hub perfetto per il traffico di cocaina dall'America
Latina grazie alla sua posizione geograficamente strategica. In Guinea
Equatoriale la cocaina arriva principalmente a bordo delle navi, spesso viene
stoccata negli stessi hangar portuali e viene poi spedita all'estero,
principalmente in Europa, sempre a bordo di navi. In particolare il regime
sembra che usi il settore ittico come veicolo per il trasporto della preziosa
merce, un settore prolifico grazie sopratutto agli accordi internazionali
che il regime di Malabo sigla con diversi consorzi, anche nel Mediterraneo.